Epilessia e LGS: facciamo il punto

L’epilessia è un disturbo neurologico cronico caratterizzato dall’occorrenza di crisi epilettiche, definite come manifestazioni cliniche a occorrenza parossistica, ricorrenza imprevedibile nella maggioranza dei casi, di brevissima durata, caratterizzate da segni e/o sintomi dovuti a un’attività neuronale anomala.

L’epilessia colpisce in Italia circa 500.000 persone e una quota significativa di esse è refrattaria ai trattamenti disponibili (dal 15% al 37%).
La crisi epilettica consiste nell’occorrenza transitoria di segni e/o sintomi dovuti a una attività neuronale anomala, eccessiva o sincronizzata a livello cerebrale. Si definisce epilessia il disturbo cerebrale caratterizzato da una persistente predisposizione a sviluppare crisi epilettiche e dalle conseguenze neurobiologiche, cognitive, psicologiche e sociali di questa condizione. Quando l’attività epilettica è particolarmente importante, tanto da arrivare anche a causare un grave deficit cognitivo e comportamentale non esclusivamente attribuibile alla patologia di base, si può parlare di sindrome appartenente al gruppo delle encefalopatie epilettiche.

Sono numerose le sindromi che comportano encefalopatia epilettica. Esse vanno considerate come processi dinamici neurodegenerativi che, generalmente, evolvono nel tempo in modo più severo rispetto all’epilessia. Sono caratterizzate da un esordio che avviene prevalentemente in età pediatrica e possono perciò negativamente influenzare lo sviluppo cognitivo del bambino.

La sindrome di Lennox-Gastaut

La sindrome di Lennox-Gastaut (LGS) fa parte del gruppo delle encefalopatie epilettiche gravi dell’infanzia; ha incidenza stimata di 1/1.000.000/anno e prevalenza di 15/100.000, per questi motivi viene classificata come malattia rara. In generale, la LGS rappresenta il 5-10% dei pazienti epilettici e l’1-2% di tutti i casi di epilessia infantile.

Questa malattia, definita epilessia generalizzata criptogenica o sintomatica, è caratterizzata da tre tipologie di sintomi:
•    crisi epilettiche multiple (assenze atipiche, convulsioni assiali toniche e cadute atoniche o miocloniche improvvise);
•    onde lente diffuse intercriptiche all’elettroencefalogramma durante la veglia < 3 Hz, picchi ritmici rapidi (10 Hz) durante il sonno;
•    lieve ritardo mentale associato a disturbi della personalità.

LGS: identikit del paziente

Malformazioni cerebrali, gravi ferite alla testa, infezioni del sistema nervoso centrale, condizioni metaboliche o neuro-degenerative genetiche, le condizioni che possono essere all’origine della LGS sono diverse, e nel 30% dei pazienti non viene riscontrata nessuna causa. Questa malattia rara si presenta, in genere, tra i 3 e i 5 anni. I pazienti affetti da LGS presentano generalmente diverse tipologie di crisi epilettiche, che possono anche portare a cadute e lesioni, oltre a crisi epilettiche non convulsive. Buona parte dei bambini affetti da LGS presenta ritardi mentali, dello sviluppo e problemi comportamentali.

La prognosi medica delle persone affette dalla sindrome di Lennox-Gastaut è molto variabile, la sofferenza delle convulsioni persistenti e il progressivo deterioramento cognitivo limita significativamente la qualità della vita delle persone colpite, che di solito non rispondono favorevolmente ai trattamenti farmacologici classici: di conseguenza il recupero parziale o completo è raro.

Epilessia e LGS: le maggiori criticità di una difficile convivenza

Gli obiettivi delle terapie per il trattamento dell’epilessia e per le varie forme a essa correlate sono la maggior riduzione possibile delle crisi, o la libertà da esse quando possibile, al fine di garantire un miglioramento della qualità di vita di paziente e caregiver.

Numerose sono le criticità legate all’epilessia nella vita quotidiana dei pazienti con tale disturbo, tra queste quelle in ambito scolastico. Fortunatamente solo una piccola parte di piccoli pazienti presenta ritardi nello sviluppo e difficoltà di apprendimento, generalmente si tratta di quelli con diagnosi di encefalopatia epilettica. Tuttavia, un discreto numero degli studenti con epilessia presenta difficoltà di concentrazione e di mantenimento dell’attenzione per tempi prolungati, a causa degli effetti secondari dei trattamenti farmacologici utilizzati per controllare le manifestazioni cliniche della malattia.

I pazienti con LGS presentano crisi frequenti, deficit delle funzioni cognitive, problemi psicologici e di adattamento sociale. Ne consegue che la loro qualità di vita sia significativamente compromessa. In virtù di tali comorbidità, inoltre, il carico assistenziale dei pazienti aumenta notevolmente, rendendoli completamente dipendenti dai caregiver e dall’utilizzo di risorse e attrezzature adeguate allo svolgimento delle normali attività di vita quotidiana quali presidi per evitare le cadute, particolari sedie a rotelle, caschetti protettivi e letti per l’assistenza domiciliare.

In base ai risultati di uno studio osservazionale condotto nel 2015 sui genitori di bambini e adolescenti affetti da epilessia e focalizzato sull’impatto della diagnosi, sull’inizio del trattamento e su eventuali modifiche dello stesso, è emerso che il deterioramento della qualità della vita della famiglia riguarda tutti gli aspetti di questa (la serenità delle relazioni familiari che tendono a diventare conflittuali, il lavoro, le attività ricreative, la vita relazionale, la situazione economica), sebbene con gradi differenti. I genitori per esempio tendono a sviluppare sentimenti di ansia e apprensione non sempre proporzionati alla gravità dell’epilessia del bambino/adolescente, soprattutto nella fase immediatamente successiva alla diagnosi, che portano a modificare talvolta ingiustificatamente le abitudini dell’intero nucleo familiare. In particolare, in questa fase, i sentimenti di preoccupazione superano la percezione di gravità della condizione clinica della prole, con timori riguardanti principalmente il futuro del proprio figlio.
I disagi più considerevoli sono emersi, come è logico aspettarsi, nei casi di maggiore severità clinica, che comportano una più alta frequenza delle crisi e importanti effetti collaterali dei farmaci.

Da un sondaggio condotto nel 2010 sui genitori dei bambini con LGS sono emersi elevati livelli di ansia, depressione, paura per il potenziale infortunio, per il declino cognitivo e la morte del bambino oltre che per il peso finanziario della malattia che inevitabilmente grava sulla famiglia. Tali stati emotivi si concentrano sul bambino con LGS e si ripercuotono negativamente anche sui fratelli, come dimostra un sondaggio che evidenzia un 37% di essi in terapia per depressione.
L’impatto della malattia condiziona quindi la realizzazione professionale e la produttività dei caregiver, infatti frequentemente i genitori di bambini con epilessia, per seguire la vita dei loro figli in tutti i diversi aspetti, vanno incontro a penalizzanti conseguenze economiche e lavorative.
A livello regionale e locale, i modelli organizzativi e i percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali (Pdta) sono distribuiti a macchia di leopardo: Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte Toscana e Marche (Pdta locale), ma non sempre sono effettivamente attivi e implementati.

Le terapie attuali e in arrivo

Il primo approccio alla terapia dell’epilessia è basato sull’utilizzo di farmaci denominati ‘antiepilettici’, anche se l’efficacia di questi farmaci è limitata al controllo dei sintomi (le crisi) e non influisce sull’eziologia alla base della malattia.

Questi medicinali possono garantire un controllo adeguato nei pazienti con epilessia. Diversa purtroppo la situazione dei pazienti con LGS, i quali, nonostante la disponibilità di numerose opzioni terapeutiche, ancora oggi non ottengono la libertà e/o il completo controllo dalle crisi (la libertà da crisi si raggiunge in meno del 10% dei pazienti con LGS).

Il trattamento è difficile in quanto la LGS è di solito refrattaria alla terapia convenzionale. A oggi, esistono oltre 30 farmaci antiepilettici ed è importante che la ricerca possa continuare per sviluppare farmaci ancora più efficaci o dotati di minori effetti collaterali. Uno dei pochi farmaci attualmente disponibili per il trattamento della LGS è l’acido valproico (VPA), ma va sottolineato che l’uso di tale farmaco è sconsigliato negli individui di sesso femminile in età fertile a causa del suo potenziale effetto teratogeno.

In generale, i farmaci attualmente utilizzati per il trattamento della LGS presentano, nel migliore dei casi, solo una parziale efficacia, in quanto la maggior parte dei pazienti sviluppa rapidamente farmacoresistenza (più del 90% dei pazienti pediatrici con LGS manifesta una forma di epilessia farmacoresistente), non risponde e/o diventa intollerante alle terapie.

I pazienti con LGS ancora oggi si scontrano con bisogni terapeutici non soddisfatti, come l’inadeguata risposta alle terapie e il controllo solo parziale delle crisi. L’attuale trattamento in questa popolazione di pazienti refrattari si basa sull’uso di combinazioni altamente eterogenee di farmaci antiepilettici che per lo più non sono indicati in queste condizioni e che non sono in grado di controllare le convulsioni in quasi tutti i pazienti.

Notizie incoraggianti arrivano dal mondo della ricerca: un nuovo farmaco a base di cannabidiolo (CBD), è stato recentemente approvato da EMA come terapia aggiuntiva, in associazione con clobazam, per le crisi epilettiche associate a sindrome di Lennox-Gastaut (LGS) o a sindrome di Dravet (DS) nei pazienti a partire da 2 anni di età.
La molecola sembra produrre effetti significativi nel trattamento delle crisi epilettiche in pazienti affetti da sindrome di Lennox-Gastaut, garantendo una riduzione della frequenza mensile delle crisi di caduta, un buon profilo di sicurezza e tollerabilità anche a lungo termine, quindi un generale e significativo miglioramento della qualità della vita del benessere generale dei pazienti. Inoltre, la formulazione in soluzione orale permette una notevole flessibilità di dosaggio (10-20 mg/kg/die) con possibilità di titolazione della dose.


Testo scritto su Pharmastar – Link